Acquisto di crediti d’imposta con la consapevolezza della loro inesistenza: scatta il reato di frode fiscale mediante altri artifici. Come illustrato dai nostri professionisti Prof. Avv. Stefano Loconte e Avv. Giulia Maria Mentasti per ItaliaOggi 7, è quanto emerge dalla sentenza della Cassazione penale n. 8653 del 28 febbraio scorso, con cui la terza sezione, nel caso di un legale rappresentante di una Srl accusato di aver indicato in dichiarazione crediti di imposta insistenti ceduti da altra società, ha ritenuto sussistente il reato di cui all’art. 3 d.lgs. 74/2000, che, rispetto alla fattispecie di cui all’art. 10-quater, ovvero indebita compensazione di crediti inesistenti, prevede peraltro una pena più alta. Nel caso di specie, attraverso una pluralità di elementi, si è ritenuta dimostrata sia la piena consapevolezza da parte del ricorrente della inesistenza dei crediti ceduti, sia la finalità di evasione sottesa al loro acquisto.