diritto dell'arte
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Di Dott.ssa Marta Angelucci
Quando si parla di grandi musei ognuno di noi, con l’immaginazione, vola in direzione Parigi, San Pietroburgo o New York pensando al Louvre, all’Hermitage o al Metropolitan Museum of Art. Nessuno penserebbe mai che, in realtà, una grandissima quantità di opere d’arte e altri beni da collezione sono custoditi all’interno di capannoni multipiano che sorgono nell’ambito delle cosiddette “zone franche”.
Negli anni, infatti, per motivi di natura amministrativa e fiscale, si è affermata in modo crescente la tendenza a custodire e conservare opere d’arte e altri beni preziosi da collezione (gioielli, auto d’epoca, oggetti d’antiquariato, vini pregiati) all’interno di spazi inusuali quali i porti franchi (freeport).
I porti franchi (detti anche zone franche o zone economiche libere) sono territori circoscritti geograficamente all’interno di un paese che godono di alcuni privilegi di natura tributaria. In particolare, i suddetti territori beneficiano di un regime doganale speciale che prevede l’assenza di dazi di importazione ed esportazione e l’esenzione dal pagamento di imposte.
Come funziona un porto franco e qual è il suo impatto sul mondo dell’arte?
Ha approfondito il tema la nostra associate Dott.ssa Marta Angelucci su Quid Magazine per la rubrica DIRITTO DELL’ARTE a cura dello Studio LOCONTE&PARTNERS.
Trovate l’articolo al seguente link.
In alternativa la versione PDF qui scaricabile (I PORTI FRANCHI: I NASCONDIGLI DELL’ARTE di Marta Angelucci)
Di Dott.ssa Elisa Carollo
Spesso il mondo del diritto si trova in difficoltà nell’affrontare le mille peculiarità legate all’arte, soprattutto in riferimento alle questioni di proprietà intellettuale, quanto poi a tutte quelle che possono emergere nelle pratiche di business quotidiano quali compravendite, prestiti e passaggi di proprietà.
Il diritto dell’arte è, infatti, una materia multidimensionale e quanto mai ricca di sfumature.
La potremmo definire quasi “dialettica”, in senso hegeliano, ovvero molte questioni trovano risoluzione solo in un delicato equilibrio fra l’esamina delle peculiarità del caso e il confronto con leggi esistenti e casi pregressi, per giungere a un livello “superiore” di correttezza nei criteri del presente giudizio.
Per questo è difficile per il mondo del diritto trovare come in altri ambiti una risposta univoca e “oggettiva” sulla base delle sole leggi esistenti. Questo tanto più nel più rigido sistema della civil law che caratterizza l’ordinamento giuridico italiano, così come quello di tanti paesi d’Europa, ma anche nell’apparente maggiore flessibilità della common law anglosassone.
Una risposta a tutti questi ostacoli può essere offerta dalle ADR (Alternative Disputes Resolution), ossia una serie di tecniche e procedimenti di risoluzione di controversie legali alternative rispetto al giudizio ordinario amministrato dagli organi giurisdizionali pubblici, che negli ultimi anni hanno visto crescente popolarità e applicazione nel settore dell’arte.
Nello specifico, due sono le principali procedure di ADR: la mediazione e l’arbitrato
Tramite l’ADR fu restituita ai legittimi eredi la famosa “Woman in Gold”, un capolavoro di Gustav Klimt, il Ritratto di Adele Bloch-Bauer I (1907) , ma anche un capolavoro di Henri Matisse, Il ritratto di Greta Moll (1908), conteso fra i legittimi eredi e la National Gallery di Londra.
Scoprite di più su Quid Magazine nell’articolo della nostra Art Advisor Elisa Carollo, per la rubrica mensile dedicata al Diritto dell’arte.
Potete leggere online l’articolo al seguente link
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