Depositi sul c/c a rischio condanna per autoriciclaggio: è quanto emerge dalla sentenza della Cassazione del 3 febbraio 2023, n. 4855, che i nostri professionisti Prof. Avv. Stefano Loconte e Avv. Giulia Maria Mentasti hanno commentato per ItaliaOggi7, e con cui la seconda sezione penale ha circoscritto cosa debba intendersi per “mera utilizzazione” e “godimento personale” dei proventi illeciti ai sensi del comma 4 dell’articolo. 648-ter.1 c.p., ovvero quei comportamenti che per espressa indicazione legislativa sono esclusi dalla punibilità.
La Suprema corte ha dunque chiarito che il versamento del profitto del reato su conto corrente o su carta di credito prepagata non è punibile come autoriciclaggio solo se sussistono due condizioni stringenti: 1) che il c/c o la carta siano intestati allo stesso autore del reato presupposto, in quanto vi è la necessità, affinché operi l’esimente, che i proventi siano impiegati dal medesimo soggetto che ha commesso il reato, e che tale utilizzo non si sostanzi in attività idonea a occultare la provenienza delittuosa del denaro oggetto di profitto; 2) che non si tratti di somme ingenti, in quanto lo spostamento ovvero l’impiego in qualunque forma di rilevanti somme di denaro di provenienza illecita non può beneficiare della non punibilità di cui al suddetto quarto comma dell’art. 648 ter 1 c.p., anche laddove tali condotte fossero finalizzate a meglio godere del denaro stesso o a far fronte a spese personali dell’autore del reato presupposto, perché si tratta di situazioni che naturalmente incidono in maniera decisiva sull’economia legale, compromettendola, sì da risolversi in una delle condotte sanzionate.
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