L’illecito utilizzo del bonus cultura fa scattare le manette per truffa aggravata ai danni dello Stato: è quanto emerge dalla sentenza del 14 settembre 2023, n. 37661, che i nostri professionisti Prof. Avv. Stefano Loconte e Avv. Giulia Maria Mentasti hanno commentato per ItaliaOggi7, e con cui la seconda sezione penale ha ribaltato la tesi dei giudici di merito che avevano ritenuto configurato il mero illecito amministrativo di indebita percezione di erogazioni pubbliche di cui all’art. 316-ter comma 2 c.p., e ha chiarito che la conversione in denaro del c.d. bonus cultura, simulando l’acquisto di beni e servizi tra quelli previsti dal legislatore, integra l’ipotesi di truffa aggravata di cui all’art. 640-bis c.p.. Come precisato dalla Suprema Corte, infatti, a nulla rileva né che le verifiche siano previste solo in forma eventuale e successiva, né la possibile mancanza di diligenza da parte dell’ente erogatore nell’eseguire adeguati controlli in ordine alla veridicità dei dati forniti dal richiedente il contributo pubblico, in quanto tale circostanza non esclude l’idoneità del mezzo truffaldino, risolvendosi in una mancanza di attenzione determinata dalla fiducia ottenuta proprio con gli artifici ed i raggiri.
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