Autore: Benedetta Lupo
Manette per autoriciclaggio anche con l’acquisto di criptovalute, in quanto si tratta di attività finanziaria che aiuta a celare la provenienza illecita dei beni: come illustrato dai nostri professionisti Prof. Avv. Stefano Loconte e Avv. Giulia Maria Mentasti in un approfondimento per ItaliaOggi7, è quanto emerge dalla sentenza n. 2868 del 2022, con cui la prima sezione penale della Cassazione ha affermato che per essere condannati per il delitto di cui all’art. 648-ter.1 cp non occorre una condotta che impedisca, in maniera assoluta, di identificare la provenienza da reato dei beni, essendo, al contrario, sufficiente una qualunque attività, concretamente idonea anche solo a ostacolare gli accertamenti sulla loro origine. Il principio è stato evidenziato in riferimento al trasferimento, tramite bonifici in euro, di somme di denaro di provenienza illecita a società estere incaricate di cambiare la valuta ricevuta in bitcoin, considerato che l’indagato, non agendo in proprio nell’acquisto della valuta virtuale ma per mezzo di società estere adibite all’operazione di cambio valuta, aveva posto un ostacolo alla identificazione dello stesso come beneficiario finale delle transazioni ed effettivo titolare di bitcoin acquistati non da lui ma dalle suddette società che fungevano da «exchanger» di criptovalute.
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🎧 PODCAST 🎧
E’ uscita una nuova puntata di “L&P Podcast – Banking & Finance” sul nostro canale #Spotify.
Nella puntata odierna ci occupiamo di eccezione di prescrizione delle rimesse solutorie e ripristinatorie in conto corrente ed onere della prova alla luce del recente insegnamento della Suprema Corte.
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In manette il commercialista che riceve compensi troppo onerosi: come illustrato dai nostri professionisti Prof. Avv. Stefano Loconte e Avv. Giulia Maria Mentasti in un contributo per ItaliaOggi7, è quanto emerge dall’ordinanza n. 538 del 12 gennaio 2022, con cui la prima sezione penale della Cassazione ha affermato che risponde del reato di bancarotta per distrazione il professionista a cui vengono corrisposti compensi ingenti da una società, dichiarata in un secondo momento fallita, per prestazioni che, seppur giustificate da contratti, afferiscono ad attività troppo generiche e prevedono remunerazioni prive di qualsivoglia canone di ragionevolezza imprenditoriale. L’autonomia delle parti nella pattuizione dell’onorario, infatti, non giustifica l’erogazione di compensi del tutto fuori misura rispetto alle prestazioni in concreto rese, e pertanto idonei a determinare un contributo causale efficiente ai fini della distrazione. Con l’ulteriore precisazione che non è da ritenersi vincolante il fatto che il credito del commercialista possa trovare conforto nell’esito di lodo arbitrale tra professionista e società, liberamente valutabile dal giudice penale.
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𝐏𝐎𝐃𝐂𝐀𝐒𝐓
E’ uscita una nuova puntata di “𝗟&𝗣 𝗣𝗼𝗱𝗰𝗮𝘀𝘁 – 𝐀𝐫𝐭 𝐀𝐝𝐯𝐢𝐬𝐨𝐫𝐲” sul nostro canale #Spotify.
Nella puntata odierna approfondiremo nuovamente la tematica delle case d’asta e, in particolare, soffermiamo l’attenzione sulle condizioni generali di vendita e sulla fase di aggiudicazione.
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Sì alla confisca del denaro, anche se di provenienza lecita e non collegato in alcun modo al reato: come illustrato dai nostri professionisti Prof. Avv. Stefano Loconte e Avv. Giulia Maria Mentasti in un approfondimento per ItaliaOggi7, è quanto deciso con sentenza n. 42415 del 18/11/2021 dalle Sezioni unite della Cassazione penale, che si sono espresse sulla questione, da tempo dibattuta, se le somme di denaro giacenti su conto corrente bancario siano sempre sequestrabili e confiscabili come profitto derivante dal reato anche nel caso in cui la parte interessata fornisca la prova della derivazione del denaro da un titolo lecito.
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