DL Rilancio
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Di Avv. Prof. Stefano Loconte
Il governo aveva messo a disposizione di imprese e pubblici esercenti la somma di 50 milioni di euro a fronte dell’acquisto di mascherine e altri beni strettamente necessari per il mantenimento dei presidi di sicurezza nello svolgimento delle varie attività da parte dei singoli addetti. Acquisti, si badi bene, obbligatori, essendo peraltro previsto dalla normativa che la mancata attuazione delle misure di sicurezza comporti l’applicazione di sanzioni di vario tipo e natura, tra cui anche la chiusura dell’attività stessa.
Il bando prevedeva, quindi, la possibilità di godere di un’erogazione finanziaria immediata di 500 euro per ogni addetto all’impresa, per un massimo di 150.000 euro, in luogo del meccanismo del credito d’imposta previsto dalla normativa.i 50 milioni di euro sono stati assegnati soltanto a 3.150 imprese, in poco più di un secondo: sono state ammesse esclusivamente le prenotazioni inviate nell’intervallo di tempo compreso tra 0,000237 e 1,046749 secondi.
IL PROBLEMA? I fondi messi a disposizione sono stati sufficienti a coprire le esigenze di una percentuale bassissima di quanti avevano bisogno e diritto al supporto finanziario e, quindi, si sono rivelati completamente inadeguati alle reali esigenze del mondo imprenditoriale.
Chi è riuscito probabilmente ha usufruito del supporto di sistemi di intelligenza artificiale e di compilazione e trasmissione automatica dei dati (c.d. bot),anche se il bando prevedeva espressamente il divieto di utilizzare strumenti automatici.
Una domanda, quindi, si pone spontanea: non era possibile semplificare? Non era fattibile creare meccanismi di erogazione dei contributi più lineari, congrui nelle loro dotazioni e non legati alla velocità di un dito (o di un programma) a pigiare un bottone?
Il commento del nostro Managing Partner per la Guida Fiscale di Libero Economia del 26 Maggio 2020 a p.15.
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Di Avv. Prof. Stefano Loconte
Questa settimana su Libero Economia del 19 Maggio il nostro Managing partner Stefano Loconte narra la triste storia di un’agevolazione introdotta dal Decreto Rilancio quale il Bonus affitti, di cui non potrà mai godere chi ne ha veramente bisogno per la mancanza di mondo della liquidità necessaria.
Il credito potrà essere infatti utilizzato solo e soltanto dopo che il conduttore ha effettuato il pagamento del canone di locazione ma, appare evidente, che se ha subito un calo del fatturato nella rilevante misura del 50% potrebbe non essere in grado di pagare non avendo la disponibilità necessaria. In parole povere, se io non pago il canone d’affitto, perché non ho guadagnato, non posso usufruire del credito d’imposta, ovvero
della misura che il governo avrebbe messo in atto per aiutarmi, visto che non ho guadagnato. In alternativa è prevista la possibilità di cedere il credito d’imposta direttamente al locatore, quindi: pago integralmente, ricevo un credito d’imposta del 60% che posso, poi, cedere al proprietario dell’immobile per far fronte ai successivi pagamenti.
Ora in un momento in cui il grande problema è la liquidità, la domanda è: perché non prevedere sin da subito un meccanismo più semplice, riconoscendo al proprietario un credito d’imposta pari all’importo non pagato per i canoni di marzo, aprile e maggio?
Potete scoprire di più sull’articolo oggi 19 Maggio a pag. 14 di Libero Economia per la consueta rubrica “Guida Fiscale”.
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