Stefano Loconte

    LIBERO
    Titoli di Stato esentasse servono più della patrimoniale

    Di Avv. Prof. Stefano Loconte

    Alcuni numeri: nel 2019 il valore della ricchezza investibile degli italiani era pari a circa 3.145 miliardi di euro. Di questi, il 40% allocati in liquidità (circa 1.296 miliardi),altri 270 miliardi investiti direttamente in obbligazioni, di cui 120 in titoli di Stato italiani. Altri 1.500 miliardi circa erano investiti in fondi comuni, gestioni patrimoniali e polizze assicurative.

    Da tali numeri emerge altresì che, quando gli italiani decidono in via autonoma di investire direttamente in titoli, sembrano avere una predisposizione all’investimento in titoli di Stato italiani vicina al 45% (come detto, ben 120 miliardi).

    Facendo alcune ipotesi, si può stimare che la quota di ricchezza investibile, potenzialmente destinata ad investimenti obbligazionari, sia di circa 900 miliardi di euro. Si tratta di un mercato, seppur teorico, enorme per debito pubblico italiano.

    L’idea sarebbe di emettere titoli di Stato italiani a lungo termine (25/30 anni, non perpetui) resi competitivi, rispetto a strumenti equivalenti, da alcune esenzioni fiscali applicabili a residenti in Italia o a cittadini italiani ovunque residenti, definiti “generational bond”. Questi titoli avrebbero infatti come caratteristiche: a) l’esenzione dall’imposta di donazione e successione in linea discendente riservata alle persone fisiche che si consolida al V anno continuativo di possesso;  b) stesso meccanismo per l’esenzione sul capital gain; c) negli ultimi 5 anni prima della scadenzale esenzioni valgono in proporzione al periodo rimanente salvo il riacquisto di titoli di Stato entro 30 giorni per completare il periodo di 5 anni.

    In sostanza, verrebbe utilizzata la leva fiscale per convogliare l’enorme risparmio degli italiani verso i titoli del debito pubblico nazionale e, così facendo, consolidando e rafforzando il bilancio dello Stato e, quindi, il supporto alla ripresa economica. Il tutto senza bisogno di patrimoniali e senza intaccare la fiducia degli italiani, l’elemento più importante su cui fondare la ripresa economica!

    Trovate l’articolo completo su Libero Economia del 2 Giugno 2020, pag. 15

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    2019 “Rottamazione delle liti pendenti, la circolare dell’Entrate scioglie le questioni dubbie”

    Giancarlo Marzo

    in Quotidiano del Diritto – Tributario, 2019, Sole 24Ore

    “Patteggiamento a maglie larghe”

    di Avv. Prof. Stefano Loconte e Avv. Giulia Mentasti

    Cassazione favorevole al contribuente sull’accesso al procedimento penale speciale. Ammesso anche senza estinzione del debito tributario

    Italia Oggi7

    il quotidiano ipsoa
    “Definizione agevolata della lite in Cassazione: un controsenso tutto italiano”

    di Avv. Prof. Stefano Loconte

    I chiarimenti resi dall’Agenzia delle Entrate con la circolare 6/E del 2019 non fanno che acuire le polemiche relative alla rottamazione delle controversie tributarie pendenti in Cassazione. Tutto (de)merito dell’art. 6, comma 9, del decreto fiscale 2019 che, negando espressamente la restituzione delle somme già versate in eccedenza rispetto a quanto dovuto per la definizione, potrebbe paradossalmente premiare il contribuente irrispettoso degli obblighi di riscossione frazionata

    Il Quotidiano Ipsoa

    il quotidiano ipsoa
    “Soccombenza parziale: come definire la lite fiscale pendente”

    di Avv. Prof. Stefano Loconte

    Le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate

    In ipotesi di soccombenza reciproca, le somme dovute per la definizione del giudizio devono essere parametrate al valore effettivo della controversia. Il contribuente deve versare, rispettivamente, il 40 o il 15% sulla parte del valore della lite per la quale la pronuncia della Commissione tributaria provinciale o regionale ha statuito la soccombenza dell’Amministrazione finanziaria, il 100% sulla parte residua

    Il Quotidiano Ipsoa

    il quotidiano ipsoa
    “La voluntary disclosure costa caro anche alle banche estere”

    di Avv. Prof. Stefano Loconte

    Richieste di informazioni e questionari

    L’Amministrazione finanziaria e la Guardia di Finanza stanno rielaborando le informazioni emerse grazie alle passate edizioni della voluntary disclosure e hanno avviato una serie di controlli sull’attività svolta dalle banche estere che custodivano i capitali italiani: le contestazioni più temute riguardano l’omessa ritenuta alla fonte e la presenza di stabile organizzazione in Italia

    Il Quotidiano Ipsoa